Psicoterapia a orientamento psicodinamico

Psicoterapia a orientamento psicodinamico

Qui ci troviamo nell’ambito delle cosiddette terapie espressive, che si dipanano tendenzialente attraverso sedute di 45 minuti e con l’uso del lettino.

A differenza del counselling, nella psicoterapia espressiva -pur esistendo sempre un “problema” o punto da cui partire- la persona si mette in gioco nella sua interezza.

L’orientamento psicoanalitico è volto all’esplorazione del transfert e all’analisi delle difese e l’obiettivo ultimo è un cambiamento strutturale che tocchi la personalità nelle sue infinite sfaccettature. Infatti, freudianamente si parla di terapia del profondo.

Utilissimo strumento è costituito dall’insight, ovvero una sorta di “intuizione improvvisa”, che aggiunge dati a quelli che si avevano già. Ciò accade all’interno della relazione analista-analizzando e permette che quest’ultimo, giunga in modo non manipolato a determinate consapevolezze, se non addirittura talvolta a conclusioni.

Il fascinoso viaggio psicoanalitico di stampo freudiano eterodosso si avvale del transfert all’interno del quale plurimi e successivi insights permettono alla persona di “sfogliare” la propria anima.

Con questo percorso si può acquisire coscienza e padronanza di ciò che si è giunti ad essere, tracciando linee causali o comunque di congiunzione col proprio passato.

Il lavoro psicoanalitico è dunque finalizzato a permettere l’analisi, la rielaborazione ed infine l’integrazione delle rappresentazioni coinvolte nella dinamica conflittuale intrapsichica, con l’obbiettivo di ristrutturarne gli equilibri, riducendo o eliminando l’eventuale sintomatologia correlata.

Gli obiettivi cui è volto il lavoro in tandem paziente-analista chiaramente sono stabiliti in parte all’inizio, e in parte in itinere rispetto al percorso, alla luce dei cambiamenti ottenuti.

L’analista dunque si affianca empaticamente al soggetto, ai suoi racconti, ai suoi vissuti e mira a una presa di consapevolezza per cui mai si sostituisce al paziente, cosicché quest’ultimo possa, da una naturale sensazione iniziale di dipendenza, piano piano affrancarsi dal terapeuta e riprendere a gestire il suo esistere alla luce di una nuova finestra dalla quale guardare se stesso e il mondo.